Da Basketnet.it: clonate Sardara!

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sardaraLo riconoscereste subito uno cosi in una massa di banchieri tedeschi in doppio-petto: camicetta casual senza cravatta, occhio sveglio da sardo purosangue, e fantasia tutta italiana. Stefano Sardara irrompe nella scena baskettara producendo lo Tsunami positivo della Dinamo Sassari, una realta’ che sta “ammalando” di pallacanestro la Sardegna e sta codificando in tempo reale il modo per uscire dalla crisi in ambito sportivo.

Lo ascolto, lo leggo, lo viviseziono e non trovo pecche nel suo ragionare (forse una si, e la diro’ alla fine): ha capito e messo in pratica la teoria inversa dell’imperante forma mentis societaria baskettara, quella dell’investimento sullo sport prima di ogni cosa. Eh no, oggi bisogna pensare che la pallacanestro e’ l’ultimo soggetto beneficiante di una rete commerciale radunata in un consorzio, ove ognuno mette del proprio per far trarre giovamento al prossimo, in senso economico; tutto questo poi convoglia nella bandiera, nel simbolo riconoscibile alla massa, nella Dinamo Sassari basket. E pensare che questo razionale ragionamento viene da un passionale (e gia’ qui si capisce il vantaggio di cui gode il Presidente ai miei occhi). Territorialista e non campanilista, abbraccia tutta l’isola espandendo il verbo in terra cagliaritana con Dinamo Lab, una cantera (forse in Silver la prossima stagione) in cui far crescere i prospetti del domani.

L’operazione Biao sembra il lato B di quella sfruttata dalla NBA con Yao (Ming): non e’ certo il talento del giocatore ad aver ammaliato la societa’ sarda, ma un’idea di espansione commerciale. Risultato? 2 milioni e mezzo di persone con l’occhio a mandorla si e’ sciroppata entusiasticamente una normalissima partita di campionato giocata da Diener e soci, in streaming; avanti, non c’e’ che dire. Sguardo proiettato al futuro (si parla di contratti con la Regione sino al 2018), idee chiare che rispondono al nome di Eurolega, spunti per migliorare il prodotto senza sedersi sugli allori; ecco perche’ uno dinamico, si fa fatica a vederlo in doppio-petto e cravattato, magari immerso nella nube tossica dei luoghi comuni. Che Dio lo conservi, al movimento serve gioventu’ capace e innovativa, un modo di svecchiare il movimento con costrutto e idee…non penso che ci voglia un disegno per capire chi proporrei alla Lega Basket.

Temo pero’ che il concetto di “isola felice” non sia solo una metafora, ma una positiva anomalia di un’isola staccata fisicamente dall’Italia; aggregazione economica, sinergie e regionalismo non sono proprio argomenti di facile metabolizzazione nel resto del paese, anche se da qualche parte bisogna pur sempre cominciare. Sardara, il testimonial piu’ credibile della passione fra due canestri (insieme forse a Luigi Brugnaro), con la polo Dinamo e seduto a fianco dei propri gladiatori, filtra un aspetto che puo’ essere un’arma a doppio taglio: incistarsi nel gruppo puo’ generare una simbiosi fraterna, un sentimento che rischia di condizionare scelte tecniche e manageriali. Quando si raggiungono alti livelli, questo potrebbe essere un limite (o una forza, se va tutto bene ndr.).

Resta il fatto che Stefano Sardara deve essere un esempio per tutti, uno squarcio di luce per ciechi reggenti.

Raffaele Baldini

 

Pubblicato il giugno 12, 2014 su HighFive, News. Aggiungi ai preferiti il collegamento . Lascia un commento.

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